La sua arte

DICONO DI LUI...

La pittura di Jannelli: una sintesi di poesia che evoca alla memoria romantici abbandoni di una giovinezza vissuta nel segno dell'arte.

HECTOR (10-11-1976)

... Un tipo di paesaggio che prende spunto da una realtà meridionale, la figura è qualcosa di estraneo ma sempre presente...

FRANCO VALLONE (Cultura e Mezzogiorno)

E come per Duchamp quello che più importa tra le operazioni di Jannelli è quella intellettuale e razionalissima che sta a monte della creazione e forse è nel riconoscere questa operazione che risiede la comprensione totale dell'opera del pittore.

SERGIO SCIALANCA

Ritorno alle origini: Non c'è definizione migliore per un pittore che dalle cose semplici, con sapore genuino del passato, trae, con la forza dei suoi colori dai toni, ora caldi, ora malinconici, un significato da troppo tempo dimenticato.

Prof. ROBERTO MANCINI

JANNELLI un artista vero

- Una tavolozza di colori pastellati, é così che riporta sulla tela i colori della natura, colori che interpreta filtrandoli con il sentimento del poeta e stendendoli con la dolcezza del musicista. -

Jannelli non dipinge semplicemente. - I suoi quadri sono poesia: dolce musa che tocca l'animo di chi sa ascoltarla in religioso silenzio, caldi riflessi di luce e tenui colori si impastano sulla sua tavolozza e si stendono docili sulla tela con brevi passaggi, non importa se di pennello o di spatola. -

Ciò perché Jannelli non trova limiti per gli strumenti da lavoro. - Ogni mezzo è valido per sfumare, disegnare, dipingere.

Che sia eclettico non v'è dubbio, - ma la sua arte è definita, i suoi mosaici di colore si ripetono perfettamente all'infinito con la sapienza di un artista che sa scomporre ogni cromatismo per ricomporlo in un'opera. - In tante opere d'arte. -

PAOLO OLIVIERI - novembre 1984

IDEOLOGIE IN CONFLITTO E MUTAMENTI SOCIALI
L'Arte di Nicola Jannelli

Desidero presentare l'Arte di Jannelli con una riflessione del critico Pierluigi Bono: «Se la gioia è essenzialmente identità tra vissuto e prodotto, è chiaro che per la gioia non vi è posto per la verbosità, la quale è tale proprio quando questa identità va perduta. L'Artista ha conosciuto almeno una volta la gioia e almeno una volta gli uomini l'hanno ricevuta da lui».

Il secolo in cui viviamo è fecondo di novità e mutamenti profondi, e trasmette immancabilmente la sua inquietudine all'Arte: correnti e movimenti contrastanti, fugaci, radicali, ricerca continua, esasperante...

Nella pittura conseguentemente si specchiano le ideologie in conflitto, i mutamenti sociali, le conquiste tecnologiche. Jannelli non s'inquadra in una corrente, opera da solo, ma è un attento osservatore delle dinamiche umane più profonde, sensibile al richiamo del sociale e del Sud.

Le sue opere sono ricche di risultati espressivi, di figurazioni enfatiche, dal cromatismo forte e contemporaneamente dolce; riflettono la sua tensione di capire, di amare, di cogliere l'arcano e il senso poetico delle cose innalzandosi dal piano del mero realismo pittorico proprio per quell'evidente deposito di forza interiore, di fede prorompente che ispira e illumina le sue tele. Nello slancio creativo si avvertono l'ansia, l'esigenza di volerne affidare al tempo i segni, perché essi raggiungano il cuore dell'uomo; di interpretare e sublimare quanto della vita è verità e purezza.

L'Arte di Jannelli non deve essere etichettata nell'inflazionata retorica meridionalistica. Secondo l'opinione di Matisse: «Non è necessario che il pittore si occupi di particolari insignificanti; per questo c'è la fotografia che lo fa molto meglio e più rapidamente. Non è funzione della pittura il rappresentare fatti storici: s'incontrano nei libri. Noi abbiamo un'opinione più alta della pittura: essa serve all'artista per esprimere le sue visioni interiori». Jannelli ne è un esempio.

In un'opera di alcuni anni fa, egli rappresenta il suo paese, e con ironia dipinge pezzi di cemento accanto alle barche dei pescatori, indicando la nuova realtà del Sud: l'avanzata delle infrastrutture in una regione la cui economia sussiste, senza decollare verso autentici livelli e modelli di sviluppo. E' una testimonianza che l'Artista è lungi dall'offrire pur convenienti supporti ideologici, il suo spirito spazia libero, desideroso di valicare ogni frontiera.

C'è la notte, ma il giorno sta per debellarla; ci sono i vecchi intenti alle abitudini secolari, ma accanto gli aranci fioriti e fruttificanti a significare gioia e benessere; ci sono vecchie barche decrepite su spiagge malinconiche, ma il sole sta per sorgere imperioso, trionfante...

Un sole che sembra risorgere col vigore pagano degno degli antichi popoli e che è un elemento che spesso troviamo nelle opere dell'Artista.

Psicanaliticamente (Jung) è sinonimo di forza attiva, di coscienza di sé. Ma vuol dire anche speranza, ricchezza interiore, perfezione, bellezza e illusione che collocano l'Artista su. un piano universale di esplorazione del tempo e dello spazio, pur se egli non indulge a problemi filosofici. Tutti questi sono fattori che han fatto meritare all'Artista numerosi e lusinghieri riconoscimenti, nonché l'attenzione frequente degli addetti ai lavori e della stampa.

Noi crediamo che Jannelli debba essere apprezzato «in patria», prima che un giorno, a nostro discredito, sia la forza delle cose a imporre riconoscimenti tardivi, ipocriti e inutili, tipici di chi vuole stupidamente mischiare la sua voce al sonito.

Rocco Taliano Grasso - 1986

JANNELLI: UN ARTISTA TRA LUCE E VERITÀ

Non è facile per un artista parlare di un'artista.

Infatti la mia vuole essere soltanto l'espressione di un insieme di sensazioni che ho provato guardando le opere di Nicola Jannelli.

Gli anni dell'Impressionismo sono ormai lontani, ma Jannelli sembra farli rivivere e palpitare nelle tele laddove ad ogni qualità di colore corrisponde una certa qualità di luce, quell'esplosione di luce e di colore che ha segnato l'inizio dell'arte moderna.

Ma egli riesce a superare il "provvisorio" degli impressionisti portando la sua arte a livello di coscienza.

L'artista, appartenendo al suo tempo, registrandone tutte le contraddizioni, vivendone i suoi costumi e dividendone le sue concezioni, ci offre una " sua realtà ", che è poi quella del popolo, e quindi quella che irrompe e che decide.

Le sue figure assumono la "forma del pensiero", quel pensiero che percorre l'immensità delle profondità sociali per sfociare poi nell'essenza spirituale della realtà.

Un elemento dominante della sua arte è il rifugio nel regno inalienabile dello spirito. Le sue figure ci riportano ad una mediterraneità ancestrale che pur tuttavia vive il travaglio e l'angoscia del nostro tempo, tesa quasi a sottrarsi a questa nostra società " civile ". Si coglie in queste opere l'essenza primigenia della natura, la percezione di un'immagine del mondo non come realtà esterna ma come realtà interiore.

La mano dell'artista lacera inesorabilmente l'esteriorità delle cose trasfigurandole in uno spazio tutto suo. Egli non guarda, non racconta, non riproduce, ma vive e ricrea la verità, la "sua" verità. Egli sa che il mondo esiste già, e che bisogna coglierne i significati più profondi nel ricrearlo. Egli ha saputo equilibrare quella sintesi di moto e di spazio che fu propria di Degas.

La luce è l'elemento base di ogni sua opera e l'atmosfera la conseguente estrinsecazione. Una luce quindi, che si fa poesia, che scende nell'animo, che ci aggredisce con una dolcissima violenza fino a proiettarci e a coinvolgerci nell'opera.

I suoi soggetti pittorici sembrano quasi non determinati da linee, ma l'affermarsi di un continuo rilievo del colore ne modella le forme e, al tempo stesso, definisce la loro posizione nello spazio.

Come Cèzanne egli ha capito che l'immagine della vita non va ricercata nella realtà esterna, ma nella nostra coscienza. La realizzazione di un'opera d'arte produce una sensazione che è pensiero, e il pensiero non è altro che la coscienza in atto.

Il suo colore come energia naturale, è il solo mezzo che compie il miracolo della sua arte, e proprio attraverso il colore il suo quadro manifesta la sua sostanza poetica che lo nutre il paesaggio si umanizza, e poichè la natura non disegna, prende forma soltanto attraverso il colore. Tra forma e colore vi è quindi una inevitabile, reciproca interazione.

L'artista viene quasi spinto in un deserto dove non esiste altra realtà che la sua sensibilità, la quale diventa motivo determinante e vibrante della sua opera e della sua vita. Ed è proprio nel contemplare un'opera così che si sente il bisogno che l'anima ridiventi pura.

L'eclettismo spirituale e artistico di Jannelli si rivela anche nella grande lezione Guttusiana quando i suoi personaggi ben lontani da un concretismo oggettivo realista, come può sembrarci a prima vista, riescono a vibrare di vita propria. Con tutta la sua energia e la capacità di trasposizione poetica, questo artista vuole mostrarci una bellezza liberata quasi dal piacere dell'uomo, ma che sia soltanto la " bellezza espressiva " dell'universo, umanizzato dalla luce sapiente che illumina la vita.

La sua forza positiva esercita un potere di attrazione nel corso incandescente degli avvenimenti quotidiani dai quali ne deriva un risultato poetico e affascinante.

L'impulso creativo lo porta inevitabilmente all'urto dello spirituale con il materiale con la conseguenza di un mondo esteriore che si mostra a noi in tutta la sua interiorità.

L'essenza della realtà dell'anima agisce sulla forza del colore liberando l'opera dalla figurazione materialistica.

Jannelli quindi, attraverso la verità dell'anima è artista che ci conduce alla libertà della visione pura.

ARABELLA CAPODIECI - 1989

...la conquista della consapevolezza di ciò che si è diviene cammino drammatico quanto obbligato. su questo tema verte tutto un ciclo della produzione di Jannelli, di cui sono esempio alcuni quadri, dai titoli emblematici: "Attimo di verità", "Tentativo di difesa n. 2", "Il coraggio di essere". Questi rappresentano l'iter conoscitivo che l'individuo progressivamente percorre fino a togliersi la "Maschera" e a presentarsi quale realmente è. Altra parte delle opere dell'artista è dedicata a problematiche del Meridione, a cui Jannelli presta particolare attenzione come la penuria d'acqua, drammatica nell'ultimo periodo, illustrata ne "La sete", o la cronica disoccupazione, che costringe a cercare lavoro altrove, richiamata ne "Gli emigranti".

Momenti espressivi diversi e contenuti meno "palesi" si evincono da opere quali "Ultima ciotola di sole" (toccante fotogramma della vecchiaia), "Interno meridionale". Proprio quest'ultima è intimamente legata ai ricordi dell'infanzia calabrese dell'artista. Quella di Jannelli è una ricerca della verità, condotta con i pennelli e caratterizzata dalla luminosità dei colori che riproducono più che l'àspetto delle cose reali, ciò che esse destano in coloro che le osservano.

Lidia Caldarola - 1989

Jannelli? E' uno dei migliori!

In un tempo dove la virtù dell'arte viene applicata freddamente, il suo stile antologico forma un nucleo di certezze nelle quali ci immergiamo 3icuri del riscontro.

Le stagioni della vita appaiono nel grido-società mitigato dal solare imperante, arancia senza limiti che predispone al bene e consente all'Autore la migliore delle corse: l'impianto materico è tale da non lasciare dubbi circa l'intuito e il compimento; tutto avviene perché così sta scritto nelle leggi della fisica: gli oggetti e le armonie si intersecano utilizzando al massimo l'emozione, in una danza di accostamenti e di ritmi dove il dinamismo impera e traduce il linguaggio dell'eterno. Le piccole cose assurgono a grande dimensione e vedi il vento che le trasporta o il palpito misterioso senza la cui dinamica il mondo sarebbe fermo; la tela vive in una propria ansia, nell'apparente disordine al di là del consueto; ma qui non esiste la consuetudine: tutto ha luogo per ardente « composizione », ed è qui che abbiamo l'arte creativa; né l'oggetto né il frutto il pittore crea ma lo stile nel dipingere; la genialità nell'accostare forme ed elementi, l'intuito nel carpire al tempo un dolore da lenire o un paesaggio da osannare. Nicola Jannelli in tutto ciò è maestro: straordinario nei movimenti e nell'imprimere alle immagini morbidezza e potenza, egli sa distinguere le necessità lontano un miglio. La coerenza ad esempio: tutto ciò che siamo ed abbiamo, ruota vorticosamente sulla linea del mistero. Ebbene, è un invito a costruire mediante il colore, tutto ciò che appare visibile ed è utile. Da qui parte l'armonia. Uomo nel sud, vive in pienezza linguaggio ed abitudini trasportando su tela un tormento antico di secoli, invito alla meditazione, come formula esemplare che immette in quella società dei viventi e fa ardere nel fuoco di ricerca, difficilmente estinguibile, fintanto che nel campo dell'arte avrà luogo il rito dell'amore. La pittura di Jannelli è amore: la danza degli oggetti definisce antologico il modo di esprimere le forme, il raduno delle gioie, per dare all'arte contemporanea l'importanza che merita, sotto l'influsso surreale e in un momento in cui la società abbandona la terra per cercare nuovi orizzonti.

Qui si allarga il cerchio delle possibilità: il lavoro di Jannelli è come un varco che invita a considerare le piccole grandezze: più d'una volta la finestra aperta in un quadro indica l'immersione nella luce, e il sole gigante ne manifesta il prodigio, a parte l'estensione delle tele, dipinte senza riserve e con il senso della non fine che adempie a un preciso desiderio: l'Autore sa di essere partecipe del creato, e cose e creature sfidano lo spettatore, nobilmente, senza aggredirlo ma invadendole la memoria con il grande tema della vita in un drappeggio memorabile di situazioni dipinte che ricordano l'impressionismo, nel frattempo migliorato, attraverso la genialità artistica di un uomo difficile che tuttavia porge tenacemente una chiave di lettura, non solo per individuare ancora una volta i beni della terra ma per salvare la linea-intelligenza che coordina cose e creature, nel suo caso, in piena danza strategica. Che vuoi dire?

Mostriamo la vita com'è, senza infingimenti. Questa è la vera arte: l'immaginario lasciamolo alle fiabe; Jannelli preferisce « gremire » la tela di incantesimi dettati dalla memoria che attinge dal sole quotidiano.

Maria Teresa Palitta - 1993

LA JONICITA' IN PITTURA: NICOLA JANNELLI

Il racconto pittorico di Nicola Jannelli per gran parte trova ispirazione su una riva della Calabria jonica e profondamente se ne pervade.

E' il mondo scarno dei pescatori di Cariati, sua terra diletta, che egli coglie nell'intimo reale più che nel ricordo, per trasfonderlo sulle tele in un coagulo tutto proprio di solarità, senza le maceranti cupezze della lezione neo-realistica che l'artista supera e muta in soffuso ottimismo.

Barche gravide di sole o da esso devastate, marine dolci in degrado, donne arse senza età che riparano reti lente nella calura, vecchiezze impietrite, volti indomiti con negli occhi il mistero del mare o il distacco della solitudine, visioni arabesche di piccole case bianche ammucchiate tra fichi d'india o grappoli d'arance dorate, soli grandi e "pagani" (1) ricorrenti sulle scene o collocati in tramonti tra macchie brumose, cose morte di vecchie soffitte riportate dalla luce alla vista ... sino ai nudi sulla spiaggia in sibaritica mollezza.

Itinerario vasto quanto intenso dove la ricerca dei soggetti, mai finalizzata a soluzioni pittoriche,è sì esigenza d'immagine, ma in ragione dei loro livelli di luce. Quando l'artista contempla o indaga è come se fosse travolto da una sorta di irraggiamento termico-cromatico che emana dalle cose e si fa stimolo della sua tensione creativa. Questo spiega perchè la pittura di Jannelli pur volendo rappresentare il reale, non muove da esso. La realtà è raccolta non in senso documentale o comunque espressivo, ma in quella dimensione specifica che la solarità sa offrire la suo estro pittorico. Il segno, necessariamente essenziale diventa allora semplice mezzo per raggiungere compiutezza compositiva. Le figure e gli oggetti, nella loro definizione formale, non sono mai punto d'arrivo, ma limiti di spazialità entro cui quei colori, con quella luce, a quell'ora, di fronte a quel mare ne danno specificazione pittorica. Realismo cromatico dunque quello di Jannelli per una pittura legata al luogo, dove l'intima realtà delle cose viene colta penetrandone il vero, quello dei sensi, così come la luce, nei colori, lo fa apparire alla vista. La sintesi espressiva, per scene pur crude e toccanti, è condotta fino al compiacimento emotivo, spesso non senza ironia, ma in ragione di quell'atmosfera solare che cattura le cose con la luce protagonista del messaggio cromatico.

Il rappresentare realtà spesso desolanti della sua Cariati non va letto come indulgenza al sociale per desiderio di denuncia in atteggiamento di impegno 'politico', come qualcuno ha scritto. Significherebbe disperdere o quantomeno non comprendere la lezione di Nicola Jannelli che è quella di un neo-espressionismo figurativo cromatico, tra i più convincenti della pittura meridionale contemporanea, ricco di originalità e peculiarità.

L'arsura del Sud, il degrado sociale o il realismo spinto di certe rappresentazioni, non entrano nella pittura di Jannelli come il sottosviluppo della Lucania cruda e desolata degli anni trenta entrò in quella di Levi. Gli elementi di diversificazione sono molteplici. Levi torinese, di famiglia di ebrei intellettuali, aperto ancor giovane dall'amicizia con Gobetti ed i fratelli Rosselli alle idee del Socialismo liberale, conosce nei due anni di confino ad Aliano, realtà impensate ed impensabili della Questione meridionale. Ne rimane così toccato che tornato a Torino, affida il ricordo di quelle realtà, di quei colori, nel velo di una struggente malinconia, ad immagini pittoriche intense di vivo e cupo realismo, con la speranza che ne diventino presto denuncia. Lo stesso fa in campo narrativo col suo Cristo si è fermato ad Eboli.

Il messaggio dell'espressionismo neo-realistico di Levi è memoria pittorica referente che Jannelli attraverso stratificazioni culturali riconduce ad una peculiarità compositiva nuova in pittura, la jonicità. Già De Capua, tra i maggiori pittori calabresi, classe 1903, vivente, nella vicina Crosia, sua patria adottiva (dove arriva giovanissimo da Firenze), approda, dopo complesse influenze, a cromatismi non diversamente definibili. I suoi contadini le sue donne, pur se eloquenti sul piano formale del messaggio post- impressionistico, presentano, nel tentativo di certo primato della solarità sulle forme, caratteri di jonicità che in Jannelli troveranno, poco più tardi, compiuta e più libera espressione.

Ma come decodificare il concetto di jonicità in Pittura ?

Il termine, in modo generico, si è esteso con specificazioni ed originalità di scuola, a forme creative che affondano radici nelle due grandi civiltà che lo Jonio ha tenute vive attraverso i secoli nella memoria, e non solo nella memoria. La civiltà greca di rimbalzo prima, e quella magnogreca in modo più proprio poi. Le terre lungo questo mare, per il versante che ci riguarda, hanno mantenuto nella lingua, negli usi, nelle caratterizzazioni psico-elettive, i segni di quelle civiltà, rinverdite in senso più jonico poco più tardi, da quel grande fenomeno di permeazione che fu l'epopea del monachesimo calabro greco durante la dominazione bizantina della Calabria.
Era inevitabile che in periodo di risveglio culturale quale quello che la Calabria oggi vive, forme come la Scultura, l'Arte Ceramica, certa Architettura civile colta, ma ancor più la poesia ne fossero intrise, con testimonianze non più ignorabili e con le quali la cultura nuova anche europea dovrà compararsi. E per la poesia quanto mai significativo e probante ci appare il riferimento all'opera poetica di Selvaggi la cui totalizzante jonicità, a giudizio dei critici, recupera mirabilmente attualizzandola, una remota matrice orfica-pitagorica (1); o al Maffia de L'educazione permanente dove. riprende, dopo anni radici primitive di mediterraneità e jonicità già istintivamente e luminosamente presenti ne Il leone non mangia l'erba sua opera prima (2); o alla utilizzazione da parte di chi scrive del frammento come approdo meditato e sofferto ad una poesia jonica pura (3); a Mario De Gaudio della Memoria di Stybe, 1988; o allo stesso Bellezza che nell'intera sua opera fa registrare fedeltà alla sua terra d'origine per come nei suoi versi spesso irrompe la luminosità del mare di Taranto. Intorno a questi Poeti è fiorita tutta una schiera di giovani che Reina definisce neo-orfica,che sull'esperienza classica innesta lezioni recenti (4). Una schiera che conferma le importanti proporzioni del fenomeno jonicità in poesia:tutti meritevoli di menzione, ma che per opportunità limito ai due nomi a me più cari per elettive affinità, Rocco Taliano Grasso da Cariati e Giuseppe Blefari da Paludi (5).

Per la pittura il discorso si incentra sulla utilizzazione originalissima di certi valori cromatici, con la solarità che ne diventa coagulo compositivo tanto essenziale da sottrarre priorità al segno. Quale il ruolo del Mare! Quello di un mediatore energetico che sacralmente, da sempre, vivifica il miracolo di quel sole enorme che, in esso e per esso ogni giorno risorge, ricomponendo sulla terra colori caldissimi in una luce che il riverbero, il grado di rarefazione atmosferica, rendono più densa, quasi materica. Jannelli conferma, per quanto si è scritto, queste teorizzazioni che da tempo siamo andati formulando anche a livelli di incontri.

Gli enormi Soli pagani (6) ricorrenti nei suoi oli, sembrano, così come in natura, più che illuminare depositare sulle cose patine cromatiche, che si materializzano nelle forme, determinandole e differenziandole per temperatura di colore fino a livelli espressivi di elevata intensità. E ciò non in ossequio al paradosso che ciò che è vero su quelle rive non lo è altrove, ma su quelle rive, come nella pittura del Nostro, il vero è più vero. Il graduale viraggio del rosso all'ocra sino ai gialli tenui, l'impasto sensitivo del grigio nell'azzurro che risolve nel bianco, l'uso dei neutri caldi e dei cotti, e certe monocromie in quel colore turchino tipico del mare jonio, diventano peculiarità di una sintesi compositiva tra colore e segno che ancor meglio S.Ferrari (7) descrive come metatesi grafico-cromatica. Ma c'è di più. A noi sembra che dando forza intrinseca al colore Jannelli risolva il dualismo tra fantasia creativa e forma. Questo suo linguaggio figurativo jonico, con caratteri sfumati di classicità, si affina a tal punto da appropriarsi in modo non sospetto, tant'è'che non se ne accorge, di quegli accenti espressionistici che già a cavallo di questo secolo tentarono il gruppo dei Fauves, teorizzando l'affermazione prioritaria dell'esperienza visiva che assegna al colore una funzione plastico-costruttiva come elemento strutturale della visione. E ci piace aggiungere poi che Jannelli non è affatto tentato di elevare la luce a simbolo della sua pittura. Quindi nessuna tentazione per noi di considerarlo un simbolista.

Menzione particolare meritano qui certe figura isolate, quasi a tutto tondo. Due marinai nell'atto di raccogliere la rete in spalla (due oli su tela 50x60, uno dell'87 e l'altro del '90), atto jeratico che racchiude compostezze ataviche, ma che l'artista assimila ad esiti di cosmica sofferenza. I volti scavati sono espressi mentre scrutano il cielo per meglio capire il mare. Sguardi che non esprimono mai certezze: atteggiamento consueto che la monocromia ancor più rende semantico e carica di intensità, mentre nel rapporto degli occhi col cielo non si intende dove finisce l'amara rassegnazione a fatiche spesso deluse e dove cominci la speranza. Ed ancora la figura di un uomo, tanto giovane da non apparir vecchio, che sorregge con la destra la testa pesante di pensieri dopo boccate di fumo, (olio su tela 50X60,1989 dal titolo Solitudine) Amarezze composte e distacco al limite del nichilismo. Tristezza ormai senza dolore e freddo rammarico di non potere amare cose perdute che ancora potevano essere. Tutte immagini aggressive, ma sempre addolcite dalla maestria di una gradualità cromatica anche quando il colore è uno solo.

Le opere cariatesi dunque tengono il centro di questo filone nuovo di pittura mediterranea così intimamente legata all'ambiente da potersi definire autoctona, cioè pittura del luogo in afflato con quell'aura magica che vi aleggia, quale appunto la jonicità.

Quando da questo filone l'artista si discosta sembra distrarsi. La pittura dei periodi romani o meglio del suo studio di Roma, dove lavora in alternanza a Cariati, ci consegna un Jannelli diverso, forse da scoprire, ma lontano dal grande respiro espressionistico dei quadri cariatesi. Quando non resta irretito in intime solipsistiche tentazioni, egli ci appare in balia di sintesi poco convincenti che lo costringono in una spazialità dove nemmeno la sua grande capacità di impasto cromatico sa diventare messaggio.

Ma c'è di che star tranquilli! Jannelli nasce pittore jonico d'istinto per favorevole trasposizione genetica e come tale resta quel grande gabbiano dai ricorrenti, puntuali e dolci ritorni.

Aprile 1995

Gerardo Leonardis

DALLA IONICITA ALLE TENTAZIONI ASTRATTE
Gli approdi di Nicola Jannelli

Questo mio secondo scritto sulla pittura di Nicola Jannelli è destinato al catalogo di una mostra antologica che chiuderà l'anno 2000. Un anno che ci ha restituito un Jannelli assetato di nuovi approdi e che conferma la ripresa artistica dopo le note vicende della sua salute, certamente sulla via di una risoluzione, tanto più apprezzata per quanto è stata legata ai resti sintomatici di una patologia riguardante la sfera creativa.

La mostra, per quanto esprime, è più una rassegna composita, documentale cioè di alcune verifiche che Jannelli compie, con segni di novità che discendono da tensioni creative diverse. Dal punto di vista critico e quindi di mercato, la rassegna va valutata e seguita con attenzione tra quelle che l'hanno preceduta, per i mutamenti che essa annuncia o presenta, esigente di una storicizzazione delle opere nell'intero arco produttivo dell'artista. Nella maggior parte di queste opere si coglie un odore di svolta. Accanto ai motivi di intensa jonicità ancora espressi con le arance ed i limoni al vento, con i covoni esaltati dall'arsura solare, con un argano a mano abbandonato sulla riva o con una barca in disarmo, c'è prima una compiaciuta indulgenza ad un figurativo diverso, drammatico nell'eterna indefinita attesa jannelliana, questa volta espressa attraverso un cromatismo cupo in linea con la grande emarginazione che esprime, intrisa di cosmica tristezza. Figure umane da olocausto che l'artista vuole recuperare quasi per osmosi da un ricordo remoto, facendole uscire dal buio del tunnel che ormai gli sta dietro le spalle ed il cui freddo ancora gli attraversa i sensi. Sono composizioni dove la speranza si brucia in un abbandono esistenziale, dove il concetto di solitudine diventa materico per il degrado che lo contorna, dove un seno pendulo e deforme diventa nelle donne elemento del dramma della vita. Meno carica di questi elementi è la tela dei due uomini in camicia bianca seduti nello squallido scompartimento di un treno, vinti nella rassegnata sofferenza dell'esodo.

A1 motivo del nichilismo espresso o soffuso si affianca quello del rientro a casa a fine lavoro. Una situazione che il pittore sembra irridere in ben quattro tele tanto la sua fantasia ne è colpita. L'elemento semantico è la sedia, chiamata a simbolo forse di un riposo negato, dove di volta in volta Jannelli ripone un soprabito, un cappello, un ombrello, una borsa o un costume da carnevale appena dismesso. In tre di esse, compreso "il tavolo dello scrittore", l'autore inserisce più o meno defilate una o più maschere pirandelliane. Pessimismo, scetticismo nei confronti di alcuni fatti del quotidiano che egli sembra volere assimilare ad una farsa? I colori non sono più cupi, ma pur vivaci non sono né allegri né vivi. Il colore degli indumenti poggiati sulla sedia è sempre il grigioverde. Un Jannelli dunque del tutto inedito che sembra voler sperimentare aggiuntivi simbolisti a tele nelle quali evidente si avverte un certo bisogno di astratto; esigenza interiore che Jannelli poi verifica in due opere importanti della mostra: "Il vento che libera le immagini compresse nel computer" In sede critica non possiamo che chiederci: sono tentativi sperimentali destinati ad un futuro pittorico nuovo o prove di una tensione destinata ad esaurirsi?

In entrambi i casi le opere meritano interesse e se pur resteranno fatti isolati avranno per i collezionisti notevole valore documentale.

L'astrattismo non è solo una scuola ma anche e soprattutto un'esigenza di composizione metafisica che cervello, anima e cultura possono esprimere dopo avere decodificato e armonizzato i messaggi con una grande onestà di sentire. Oggetti e forme vengono espressi attraverso sintesi concettuali fino al simbolo con l'ausilio di una cromaticità coinvolgente. Jannelli a tutto questo è pronto. La sua grande esperienza figurativa dove il colore fa il segno e penetra in chi osserva quasi trasfigurandosi, è sempre frutto di una ricerca appassionata di leggibilità, che non può che guidarlo per i giusti sentieri. Ce lo dice egli stesso nella conclusione di un suo scritto: "La mia fantasia a fatica cerca approdi sicuri o almeno leggibili, spesso mi illudo di averli trovati ed allora dipingo".

Gerardo Leonardis Roma, Novembre 2000

LA SOCIETA' MEDIANICA

...la sua arte è ricca di tematiche a volte inquietanti. Tonalità e problematiche si fondono in contrasti piacevoli e raccordi impegnativi. L'attenzione dell'artista è, soprattutto, rivolta a eventi che mettono a nudo le contraddizioni della vita.

I suoi movimenti interiori sono "forti" e forgiati dalla personale esperienza di vita, in particolare nell'ultimo periodo che lo ha visto lottare e vincere contro il male fisico.

Sagace vignettista, critico sociale, trae spunto da eventi che segnano il cammino della vita di ogni uomo, rilevandone il suo frequente assuefarsi al valore degli altri, in tutto ciò che spinge a sembrare, più che essere.

Da qui la ripetuta rappresentazione delle maschere e dei temi pirandelliani, quasi a rivendicare con esasperazione il bisogno della libertà dell'uomo in una società mediatica troppo invadente, violenta, insensibile allea tematica del lavoro, alla disparità sociale e alla miseria meridionale. Il meridionalismo di Nicola Jannelli, sfonda la teoria dei colori e si illumina della bellezza naturale del paese natio, della memoria dolce del mare Jonio, tra il dignitoso lavorare dei pescatori e la serenità di barche solitarie che restano immobili, incantate da un sole senza ombre, tiepido, rassicurante. Artista e osservatore Jannelli è una figura culturale, sicuramente rappresentativa dell'attuale ricerca di identità che accomuna ogni uomo libero che vuole sopravvivere all'attuale ed a volte cruda realtà sociale.

Prof. Gerardo Aiello

... opere dell'artista, che è nato a Cariati nel 1949 ma vive da tempo nella capitale, si trovano presso il Comune di Roma, la Sala Stampa di Monte Citorio, I Musei Vaticani, ad Aspen (USA), e in molte chiese e gallerie d'arte italiane. Al Comune di Cariati, l'amato paese natale, ha donato numerose tele fra cui "Collage n° 2", in cui esso appare rappresentato attraverso significative storiche, sociali e culturali.

Il mondo dell'uomo e dell'artista Jannelli emerge dagli scritti che gli hanno dedicato esperti d'arte ed estimatori. "Nella sua pittura si specchiano le ideologie in conflitto, i mutamenti sociali, le conquiste tecnologiche; egli non s'inquadra in una corrente, opera da solo, ma è un attento osservatore delle dinamiche umane più profonde, sensibile al richiamo del sociale e del Sud" (Rocco Taliano Grasso); "la mano dell'artista lacera inesorabilmente l'esteriorità delle cose trasfigurandole in uno spazio tutto suo; egli non guarda, non racconta, non riproduce, ma vive e ricrea la verità, la sua verità" (Arabella Capodieci); " Il suo racconto pittorico per gran parte trova ispirazione su una riva della Calabria jonica e profondamente se ne pervade.. barche gravide di sole, marine dolci in degrado, volti indomiti con negli occhi il mistero del mare o il distacco della solitudine, visioni arabesche di piccole case bianche ammucchiate tra fichi d'india o grappoli di arance dorate, soli grandi e pagani..." (Gerardo Leonardis).

Alcuni critici hanno ravvisato nelle rappresentazioni di Nicola Jannelli un "respiro espressionistico cromatico" e le hanno inserite in un filone di pittura mediterranea "intimamente legato all'ambiente"; altri ne hanno rilevato "1'impalcatura postcubista dove maggiore è la radicalizzazione dell'indagine sociale e politica".

Tuttavia, al di là delle tecniche e delle tematiche, egli ha sempre ribadito un'idea di arte fruibile da tutti e rivolta a stabilire un contatto con gli altri e con il mondo, scaturita da un'inarrestabile tensione creativa che lo pone di fronte a mete artistiche sempre nuove e che gli ha consentito di dedicarsi con successo anche alla grafica, all'immagine video e all'attività di vignettista.

Giornalista Assunta Scorpiniti

L'ARTE COME IDEALE

Condivido l'opinione di chi ritiene che l'arte di Jannelli descrivi dall'identità forte, che gli conferisce la principale valenza espressiva e lo spinge verso nuove mete e verso spazi di confronto e di libertà.

La condivido perché indicativa, a mio avviso, degli aspetti che hanno trasformato in ideale un percorso culturale ed esistenziale avviato, da tempo, ormai, lungo le vie dell'arte e tenacemente rinnovato nel "dono" della continuità. L'identità, prima di tutto. "Pittore jonico d'istinto" lo definisce, non a caso, Gerardo Leonardis, poeta, critico nonché teorico di una "jonicità", elevata a dignità di scuola, nel cui ambito si realizzano, tra l'altro, le espressioni letterarie e artistiche di una specifica area della Calabria, terra d'origine di Nicola Jannelli. Di certo, è per un particolare modo d'essere e di "sentire", che egli riesce ad attingere con tanta naturale immediatezza e con risultati d'accentuata luminosità all'esperienza del colore, carattere dominante di quel luogo natale, sempre presente nella mente e nel cuore dell'artista. Dall'essenza jonica, infatti, egli trae il "cromatismo forte", la caratteristica fondamentale della sua arte che diventa specchio di un ricco mondo interiore e linguaggio del figurativo della vita, delle storie, dei problemi, delle cose e dei luoghi della sua terra. Ma anche certezza per poterne oltrepassare i confini. Del resto si sa, soprattutto in arte è difficile ricevere appagamento da un traguardo, semmai si ottiene slancio per inseguire altri orizzonti. Così per Jannelli, che nella ricerca costante moltiplica gli approdi. "Quando termini una tela - afferma a riguardo - sei convinto di aver inserito i tuoi giusti pensieri e i colori sono veramente quelli che tu volevi, come pure i segni che li scontorna o li unisce ... subito dopo la felicità è offuscata da qualcosa che tu già conosci, l'opera continua a piacerti ma i vecchi dubbi si riaffacciano ... inizia così una nuova ricerca ... la nuova tela è lì che ti sfida e tu raccogli l'invito e dipingi...".

Ed egli dipinge, con "istintiva" capacità del colore e tratti diversificati in base alla circostanza pittorica, finche la sensibilità e i desideri si appagano nella totale partecipazione alle situazioni impresse sulla tela che, antologicamente, si pongono tra il racconto delle origini e una complessa geografia sociale e umana; ne costituiscono esempi i soggetti mediterranei, le analisi e le denunce dei problemi meridionali, le immagini di valori condivisi, i tempi d'attualità. Poi ci sono le rappresentazioni di ciò che i critici chiamano "figurativo diverso" o "tentazioni astratte", riconducibili a drammatiche attese o a momenti particolarmente sofferti, le ulteriori occasioni espressive, a partire dall'ultima produzione.

Nell'insieme, un gran convito preparato per dialogare con un modo cui si sente unito da valori profondamente umani e dalla potenza comunicativa e sublime dell'arte, assunta ad ideale. A ideale di vita e di cultura cui rivolgere pensieri, stati dell'anima, un impegno convinto, l'esigenza di senso, il bisogno dell`altro". "Possiamo incontrarci e parlare delle nostre verità, unirle e riproporle per continuare l'antico discorso dello scambio e della conoscenza, l'antico proposito dell'artista che è stato e sempre sarà quello di comunicare". E un campo così sgombro dai pregiudizi è, senz'altro, lungo privilegiato di libertà. Mi piace, con tutto questo, dar voce all'emozione che vivo di fronte alle opere pittoriche di Jannelli, in cui riconosco tanti elementi che mi appartengono e, più di tutti, il fatto di nutrire impegno e agire alla grand'anima della comune terra calabrese.

Assunta Scorpiniti

Pittore di importante matrice figurativa inizialmente ispirata al realismo sociale di Guttuso, si muove dinamicamente nella ricerca e rappresentazione di particolari tematiche e situazioni di storia e quotidianità. In occasione della sua recente mostra personale presso la Galleria Forum Interart di Roma, il maestro Sandro Trotti ha espresso note di grande apprezzamento verso il suo essenziale equilibrio compositivo e gli esperti accordi tonali dei suoi dipinti. Giornalisti e critici di fama internazionale continuano a dichiarare la loro grande stima verso quel suo magistrale verismo che nella particolare esuberanza di simboli ed umane motivazioni costruiscono la cronaca dettagliata e vissuta della nostra esistenza. La sua notevole sensibilità creativa e le sue scelte pittoriche sono da tempo apprezzate in tutto il mondo e l'ampia eco di successi è documentata su giornali, riviste e importanti cataloghi d'arte. Calabrese d'origine, vive ed opera a Roma.

Giornalista, critico d'arte Nicolina Bianchi - Dicembre 2000

"NON SOLO CAPPELLI"

Non solo cappelli, ma la verità nell'arte come fine ultimo delle cose, come reale pittorico descritto con un desiderio d'autenticità.

Un reale che Nicola Jannelli, vive nel rapporto continuo e profondo con l'esistenza e con quegli aspetti culturali e sociali con i quali quotidianamente si confronta.

E' una proiezione d'istinto creativo verso una necessità naturale alla vitale energia del colore e al gran significato del segno una verifica del passato, una denuncia del presente, una visione alchemica e geniale del futuro. E sono proprio i colori ed il fascino della sua grafia, germinata da un noto processo di personale evoluzione figurativa, che s'impaginano nella libertà comunicativa delle sue tele e si animano come solidificazione materia dei sentimenti e passioni, inquietudini e sofferenze.

Sopiti "ideogrammi" nell'animo collettivo del pittore e ricreati nelle forme di grandi accordi cromatici. Maschere, ombrelli, ritorni a casa e solitudini d'attesa vibrano tra linee e scansioni tonali, tra piani ed immagini.

Spazi urbani in asimmetrie prospettiche, tecnologie rottamate dall'usura dei pensieri, si uniscono come in una frammentazione di gesti narrativi, ai volti familiari di pescatori, alle intese malinconie d'emigranti, a nudi di donne accarezzate dall'eros.

Alti contenuti simbolici, spesso d'autobiografismo, si definiscono in questo poeta del vero, nel suo concitato discorso ispirativi sotto il denso fumo delle fabbriche, nella cruenta visione di corpi squadrati, di furie di guerra, d'uomini robot, mentre tutto si carica come di una forza autonoma in una tecnica linguistica di segni molto sentiti e marcati, di colori che raggiungono con l'intensità emotiva dell'uomo e della storia. In quella storia dove la paura e la disperazione, l'odio e la violenza lasciano a volte il posto, alla speranza e al coraggio, all'amore e a teneri attimi di memoria.

E' allora che il suo paesaggio fonico ritratto nella risolutezza dei verdi e degli azzurri, dei gesti improvvisi di luce mediterranea diventano grumi d'emozione e si stemperano nella limpida realtà della sua pittura.

Nicolina Bianchi Giornalista - Critico d'arte

LA PITTURA DEI SUD DEL MONDO

La pittura di Nicola Jannelli è di quelle che si fanno subito amare perché non scende a patti con le complicazioni delle teorie e impone la sua presenza senza starsi a preoccupare se sia nel giusto o meno. Nicola dipinge con la naturalezza con cui l'acqua sgorga dalla fonte, con la freschezza della brezza mattutina. E' per questo che il rapporto con i suoi quadri è immediato e duraturo e non permette falsità o incrostazioni cervellotiche.

Si dice da ogni parte ormai: stiamo vivendo un momento drammatico per l'arte. La confusione regna sovrana e siamo arrivati al punto che ogni sputo viene dichiarato atto estetico se i critici prezzolati sono pronti a scriverlo sui giornali. Io mi auguro che presto avvenga un vero e proprio ritorno alla pittura e che qualsiasi altro gesto venga considerato appartenente non alla storia dell'arte ma del costume. Se si farà chiarezza, vedremo che pittori come Nicola Jannelli troveranno maggiore attenzione perché nelle sue opere si possono leggere gli itinerari di un sud che non ha perduto nulla del suo patrimonio umano e culturale e che rappresenta ancora la sostanza di una realtà da cui molte cose ripartiranno. Quando Jannelli dipinge la Sicilia o i paesaggi della Calabria o le solitudini e le attese di quel mondo arcaico, non lo fa per la nostalgia di proporre un dato della nostra storia recente, ma per ricordarci che un tempo la fatica dell'uomo si misurava con una realtà che aveva valori da rispettare. Tutta la pittura di Jannelli è come un lungo racconto di eventi che si sono svolti e si continuano a svolgere nell'immaginario del pittore. La sua infanzia, come la mia, è popolata di asini, di buoi aggiogati, di lavori nei campi, di distese di ulivi, di campi da arare, di frumento da raccogliere, di stanchezza, di sogni fatti ad occhi aperti la sera davanti alla fiamma del focolare o seduti sull'uscio di casa. E' un mondo che i giovani di oggi non possono neppure immaginare, un mondo che però aveva la magia dell'amore e della collaborazione che non restava chiusa nell'ambito familiare. Il paese era un unica anima, una coralità d'intenti, di sogni, di progetti, di realizzazioni. Come scrive John Donne, ogni uomo non era un'isola chiusa in se stessa, ma una parte del continente. E Jannelli dipinge questi pensieri, questo essere parte di un tutto umano e poetico; dipinge le sensazioni vissute nel suo ambiente di giovane che non trovava pace dentro di sé e voleva rompere le catene per andare a scoprire il mondo, per vedere che cosa c'era al di là della siepe leopardiana.

Fatta la scoperta, si è accorto che tutto il mondo è paese e allora è tornato a ripescare quello che lui chiama "1'intimo collettivo" che gli permette di raffigurare i Ricordi, Gli alberi nella neve, i Vecchi, il Riposo, Il grande pescatore, La vecchia bicicletta, l'antico bar, Le barche sulla costa jonica. Ho riportato qualche titolo di quadri per dare l'idea di come questa pittura si muova disinvoltamente in direzione di un ritorno che vuole essere canto dell'anima e omaggio alle origini, ma anche invito a saper valorizzare le cose essenziali della vita, come il pane e l'olio e l'insalata d'arance.

Giuseppe Mannino

LA PITTURA DI NICOLA JANNELLI

Una lunga e lontana tradizione ha visto i pittori del nord d'Europa scendere al sud della Francia, della Spagna, della Grecia e dell'Italia per abbeverarsi alla luce. In tanti hanno sentito il bisogno di sovrapporre al grigio del loro paesaggio, alle brume, la sfrontatezza del giallo dei limoni, l'azzurro del mare e del cielo, le mille sfumature di verde degli uliveti, degli aranceti, dei vigneti. La luce, nel Sud, ha una voce chiara, inconfondibile e dà ad ogni cosa contorni precisi, sostanza concreta e insieme eterea.

Chi è nato nel sud , come Nicola Jannelli, non ha avuto bisogno di compiere viaggi per "conoscere la terra ove fiorisce il mirto", per dirla con Goethe, la terra "dove tra fronda e fronda / l'arancia scintillar fa l'oro". Ha trovato immediatamente nella sua natura un rapporto armonico con tutto ciò che gli sta intorno e ne ha tratto alimento per dipingere en plain air, ma guardandosi dentro, cercando le correlazioni con sensazioni ataviche, con emozioni intense. La luce cosi non è più unica (l'aveva notato Emile Zola) e all'uso dei colori complementari. Nicola Jannelli sceglie i soggetti da dipingere nell'ambiente del suo mondo originario, ma è facile rendersi conto che in realtà i soggetti sono pretesti per esprimersi nella libertà più assoluta. A lui preme evidenziare l'occhio di uno scorcio, l'attimo che abbaglia, e cosi elimina i toni grigi, il colore diventa autonomo e si lega all'emozione personale. Sia che egli dipinga donne davanti agli usci, marine assolate, paesi con le case abbracciate quasi che cantassero un inno, sia che dipinga le utopie, i sogni o le nature morte noi vediamo che i suoi dipinti diventano pure superfici pittoriche, realtà nuova, diversa e contraria dalla realtà naturale. Ma c'è anche un Nicola Jannelli che sperimenta nuove tecniche e nuove figurazioni, mai pago degli esiti raggiunti. Lo fa con circospezione, senza clamorosi mutamenti, entrando, per esempio, nelle esperienze espressionistiche e surrealistiche in punta di piedi e traendone quel giusto alimento che gli permette di aggiornare il suo linguaggio, di renderlo attuale. A volte, come in Vento del Sud, o come ne Il sottomarino sulle rotaie o in Sognando Nuvolari, è possibile leggere una inquietudine che travalica l'assunto e si pone a un bivio da cui probabilmente nasceranno ulteriori ricerche. La pittura di Nicola è in continuo fermento, perché la drammaticità (Le donne dei minatori) è posta a confronto della contemplazione (Il colore dei limoni, L'isola dei cardi) , della sperimentazione, della ricerca. Una ricerca che non ha soste e che permette al nostro artista di elaborare una pittura che non si àncora a nessun archetipo e cerca di uscire dalle pastoie delle iconografie a cui spesso i pittori del Regno delle Due Sicilie sono legati. Certo, se volessimo trovare ascendenze e stilemi, casuali o voluti, non sarebbe difficile. Diceva Gaetano Mariani parlando dei narratori del sud che anche senza volerlo si muovevano nelle atmosfere verghiane. Ma questo è un dato positivo, vuol dire che un artista rimane se stesso se sa essere fedele al mondo da cui scaturisce la sua produzione. Nicola Jannelli perciò non si preoccupa di uscire da nessun rapporto. Egli dipinge con naturalezza, con trasporto, facendosi trascinare vorticosamente dal suo istinto, dando libertà "ai sentimenti, alle sensazioni che inconsciamente portiamo con noi, com'egli scrive. E aggiunge che "Siamo tutti viaggiatori su un unico grande treno". Allora bisogna dire che in questo treno di Nicola, se uno ci entra, non ne esce senza essersi arricchito notevolmente, senza aver goduto con intensità l'ebbrezza del sogno.

Dante Maffia

DALLA CARTELLA DI SERIGRAFIE DEDICATA
AL "CANTICO DELLE CREATURE" DI SAN FRANCESCO

Il Cantico delle Creature è poesia eterna. E' la voce di San Francesco per i secoli, come lo è quella di Daniele e, il salmo di David.

I rivoluzionari hanno sempre un canto, è la loro idea che diventa voce comune, attesa, speranza. Essi invitano a un domani diverso, a un uomo diverso e, stranamente, fiorisce nella loro bocca un canto.

E' significativo che degli artisti giovani si siano accostati a questo canto. Viviamo in anni caratterizzati dalla ricerca delle fonti. Molto del passato ci appare dubbio, fallace, pretestuoso. Cosa è vero, autentico, giusto?

... in Nicola Jannelli, che disegna con immediata sensibilità una dura equazione temporale, dall'invocazione confidente e tenera.

Ugo Franzilla

PREMIO "NOSSIDE" La poesia in video, concorso internazionale
I° premio per la regia

... regia di Nicola Jannelli. L'opera si è immediatamente segnalata agli occhi della giuria per una ben calibrata ta simbiosi tra parola, musica e video. Segnatamente il cromatismo (che richiama l'impressionismo francese) e i l'accurata composizione dell'immagine. Un video di grande impatto emotivo ed eleganza formale, realizzato per Ì di più, con un apporto parsimonioso, ma acuto del fattore tecnologico...

Da "Video" New Con Publication - Nov. 1990

Una luce ditirambica

Cosa si può dire di un pittore che ha, nelle sue note, un prodigioso senso del colore? Cosa si può raccontare di un artista "legionario del vissuto", capace di traslare la realtà in un variegato senso della cromia? Nicola Jannelli, originario di Cariati (CS), ha spinto l'acceleratore della sua poesia in un racconto di forte intensità visiva, cogliendo il senso panteistico del vivere.

Subito si colgono nelle sue rappresentazioni il legame con certa scuola siciliana di stampo figurativo come Bruno Caruso, Franco Polizzi, ma in particolare con Renato Guttuso.

Dal pittore di Bagheria, Jannelli ha introiettato nel suo codice espressivo la mobilità della linea che incide corpi e oggetti in pose perentorie e definitive, nonché l'uso fluido del colore spalmato e pianificato con bravura.

Queste considerazioni hanno, per esempio, un riscontro preciso in "TG", olio del 1989-90. L'elaborazione di numerose figure presenti nell'opera ha molti punti di riscontro con la "Vucciria" di Renato Guttuso. La coralità delle immagini, il modellato rapido delle figure, l'uso espressionistico del colore non possono che avere delle analogie con il siciliano, avvicinando l'opera di Jannelli al maestro di Bagheria non solo stilisticamente, ma anche tematicamente. Anche "Emozioni", olio del 1992, riflette in pieno la consonanza d'amorevoli attitudini a concepire il quadro avendo nel cuore e nella mente la morbida cromia del siculo-romano.

In quest'opera Jannelli recupera, di Guttuso, gli aromi di Sicilia, i limoni, la pianta sempreverde, ma anche oggetti cari e personali come i pennelli, le ciotole, i cassetti vuoti.

È come se l'artista calabrese avesse voluto frugare non solo tra gli oggetti, ma anche all'interno del suo proprio mondo alla ricerca di una personalissima "planimetria del vivere".

La densità delle immagini, l'uso forte e persistente di alcune tinte, la pennellata corposa sono qualità che Jannelli da sempre ha evidenziato nelle sue opere. I suoi referenti vanno rintracciati nel segno "panico" di certi espressionisti come Marianne von Werefkin o Emil Nolde anche se, di questi ultimi, il calabro-romano non ha la disperata drammaticità del vivere.

La pittura di Jannelli è, come ha scritto Gerardo Leonardis, uno dei suoi primi estimatori, "quella di un neoespressionismo figurativo cromatico tra i più convincenti della pittura meridionale contemporanea, ricco di originalità e peculiarità". Le marine di Jannelli, un tema diffuso nel suo corpus pittorico, sono il risultato di una ricerca attenta delle luci che investono la materia, spesso le barche e le spiagge, evidenziando una ditirambica presenza coloristica.

Non ci sono i "Funghi-tavolozza" di Markus Liipertz, che è una delle massime espressioni dei "Neoselvaggi", ma c'è la luminosa sintesi di una coscienza mediterranea che brulica di orgogliosa vitalità. Jannelli ha nel cuore la luce persistente dello Jonio, non l'oscuro paesaggio del Brandeburgo.

Il calabro ha i soli, le lune, le finestre aperte che irradiano di luce la stanza, quindi è pienamente un pittore mediterraneo. L'immagine della sua terra, in una prospettiva primigenia, nutre il suo sguardo e gli fa assumere un carattere panteistico non di maniera.

In futuro, qualora si volessero carpire e leggere i segreti di un luogo come quello che scorre da Crotone a Cariati, non si potrà disconoscere la presenza di questo artista, abile e attento nel captare i silenziosi rivolgimenti interiori.

E non in termini provinciali, si badi bene, ma in una dimensione fortemente mediterranea.

Giuseppe Parisi - 2005

"Sulla aeronave in volo, in cerca della verità" - 120x120 - 2003

"Pedalando nello spazio alla ricerca di energia alternativa" - 70x70 - 2003

"Sognando Nuvolari"
20x30 - 2003

"L'uomo che naviga su una barchetta di carta, alla ricerca dell'isola che non c'è"
70x70 - 2003

UN'ARTE  UNICA

Anch'io vorrei dire qualcosa della Pittura di Nicola Jannelli e mi sono chiesta quanto la mia opinione possa valere... non sono un critico d'Arte... eppure penso che i messaggi che egli comunica attraverso i suoi meravigliosi dipinti, sono rivolti proprio a persone semplici come me...
Già conoscevo qualcosa di questo artista: ho avuto modo di osservare dei suoi magnifici murales, una mostra delle sue opere che si è tenuta in una scuola del mio paese anni fa, tanti suoi quadri in casa di amici e altrove... l'ho anche conosciuto: una persona veramente cortese... ma con l'occasione dell'ideazione di questo sito, ho avuto modo di intendere più profondamente la sua arte.
A me i suoi quadri piacciono tantissimo... 
Mi incantano gli ambienti rurali, in cui traspare la fatica del mondo contadino... ormai visioni quasi del tutto perdute, ma che il Maestro ce ne fa conservare la memoria.
Soprattutto mi ha molto colpito la poliedricità di tematiche delle quali l'artista si è interessato... dagli squarci meravigliosi che ci fanno ammirare le bellezze del nostro Mediterraneo, alle immagini sacre che ci fanno accostare alla riflessione e alla preghiera, alle rappresentazioni astratte del mondo dell'io interiore, agli aspetti sociologici del lavoro, alla critica ironica delle sregolatezze del mondo contemporaneo, alla denuncia della bruttura della guerra e della disparità sociale, alla lettura degli eventi storici  in chiave simbolica ed emblematica, alle raffigurazioni delle esperienze della quotidianità...
Insomma tutto nella sua arte suscita attenzione, riflessione e considerazione dei principi valoriali, perchè il Jannelli fa una lettura della realtà che non può lasciare indifferenti, ma che spinge a guardarsi dentro...
E poi, e non ultimo, ciò che egli ritrae (e come lo ritrae) è di una gradevolezza e di un fascino unici, immediati, naturali, vivi, incantevoli... davvero val la pena di ammirare i suoi dipinti!

Angela Teresa Marino

 

BIBLIOGRAFIA

Eur Notizie - Arte Italiana nel Mondo - Arte Oggi - Il Messaggero - Il Tempo - Paese Sera - Cimento - La Sponda - Controcampo Culturale - Navona 2000 - Tabloi d'Art - La Tribuna - Express - Gazzetta del Sud - Il Popolo - Pan Arte Firenze: Cultura e Mezzogiorno - La Parola al Popolo - Rivista delle Nazioni - Il Vantaggio - Oggi Sud - Quadrante - Tribuna - Il Crotonese - Mille libri - Video - Civitas - Calabria - La Mongolfiera - Mediterranea - Educazione e mafia, di G. Aiello Ed. Centro Culturale Jonico (Rossano)...

Molteplici pubblicazioni tra cui:

  

 
  
 

Città Mese
Verità e sentimento d'arte nelle preziose opere di Nicola Jannelli...
Nicola Jannelli, significativo pittore calabrese, maestro di una grande espressione realistico figurativa ed eccezionale interprete di intime e vibranti verità esistenziali di uomini, cose ed ambienti delle quali noti critici e giornalisti si sono entusiasmati...
                             Nicolina Bianchi

Il crotonese
'
Omaggio al Crotonese'
Nicola Jannelli, che vanta una ricca produzione di opere caratterizzate da tematiche sociali e dalla "ionicità" del colore, è un pittore molto noto negli ambienti artistici della Capitale. suoi quadri sono presenti, tra l'altro a Palazzo Montecitorio, nei Musei Vaticani e in mostre permanenti, italiane ed estere, di arte contemporanea.
                             Assunta Scorpiniti

Il Tempo
"Non solo cappelli 2" Mostra  di Nicola Jannelli
Molte le suggestioni che evoca la personale di Jannelli che racchiude nella propria produzione "alti contenuti simbolici spesso d'autobiografismo"...

... e tanto altro ancora ...